Riporto da Cronache dell'alluvione di Gian Antonio Cibotto Ad un certo punto, Lupo scorge l'insegna di un'osteria e decide subito di farvi una capatina, nella speranza di rinfrescarsi la gola. Chinandoci - la porta è sufficientemente larga - entriamo. Dev'essere la sala principale perché noto il banco, sei tavoli, molte sedie di paglia rovesciate all'ingiù e, appesi al muro, il ritratto di Matteotti , della Sacra Famiglia , un'ordinanza contro la moria del bestiame e, bene in vista, la licenza di esercizio esposta in una cornice nera, nella quale sono incastrate pure le foto di Bartalie e di un reduce dell'Africa Orientale. Mentre Lupo e gli altri infilano annaspando la scaletta di legno che porta al primo piano, nella speranza di stanare qualche bottiglia, resto ad aspettarli sdraiato sulla barca, con le mani a cuscino sotto la testa. Mi scrutano fissi ed inquisitori il volto emaciato del martire socialista e quello diafano della Madonna (il Bambino e San
Giacomo Matteotti: Fratta Polesine, dove nacque, visse e fu sepolto