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Giacomo Matteotti, La rivoluzione liberale [Aldo Parini]

La rivoluzione liberale (fondato da Piero Gobetti) anno 3 numero 30 in quarta pagina il 22-7-1924 viene pubblicato questo trafiletto dal titolo Giacomo Matteotti di Aldo Parini (non firmato) www.erasmo.it/liberale/

Un amico di G. Matteotti ci manda questi cenci biografici precisi e completi che ci sembra utile pubblicare a complemento di quanto s'è detto altre volte.

Nacque a Fratta Polesine il 22 Maggio 1885 da famiglia di ricchi borghesi oriunda del Trentino.
Studiò al ginnasio-liceo "Celio" di Rovigo poi all'Università di Bologna laureandosi in giurisprudenza. Continuò gli studi di diritto sotto la guida dell'onorevole Alessandro Stoppato del quale praticò lo studio legale. Pubblicò un grosso volume ("La recidiva" - Saggio di revisione critica con dati statistici) e scrisse altri studi penali e di procedura su "La Rivista di diritto e procedura" diretta dall'on. Eugenio Florian, ed altrove. Era sua intenzione conseguire la libera docenza in diritto penale e stava preparandosi da lungo tempo, come le sue molteplici occupazioni gli consentivano, per sostenere la tesi per la docenza.
Non esercitò mai l'avvocatura, però sostenne brillantemente le ragioni dell'on. Galileo Beghi presso la Giunta delle elezioni in contraddittorio con illustri avvocati del foro romano ottenendone la convalidazione a deputato per il collegio di Rovigo (Legislatura XV) invece del comm. Maneo già proclamato eletto.
Fin da giovanetto si sentì attratto alla politica e si inscrisse nel partito socialista. Era già socialista il fratel suo maggiore dott. Matteo - uno studioso di problemi sociali, autore di opere sulla disoccupazione, ecc. - il quale, insieme a Tullio Maniezzo e ad Emilio Zanella lo iniziò alla vita politica ed ebbe su di lui qualche influenza.
Giacomo Matteotti fondò Sindacati operai, Cooperative, Circoli socialisti, riorganizzò in diverse riprese la Camera del Lavoro del Polesine. La sua assistenza alle organizzazioni operaie fu assiduissima per oltre vent'anni.
Giovanissimo, esordì come amministratore comunale a Villamarzina nelle funzioni di Sindaco e fu poi, prima e dopo la guerra, Consigliere comunale e Assessore a Fratta Polesine ed in un'altra decina di comuni della provincia: Rovigo, Lendinara, Badia, San Bellino, ecc. Partecipò assiduamente ai lavori del Consiglio Provinciale di Rovigo come Consigliere per il mandamento di Occhiobello: leader della minoranza socialista. Ricoprì la carica di presidente della Deputazione provinciale nel breve periodo di amministrazione socialista nel 1914. Al Consiglio provinciale pronunciò un discorse contro la guerra il 5 giugno 1916 che gli valse la denunzia e la condanna per disfattismo. Fu, poi assolto in Cassazione dove col patrocinio di G. Guarnieri-Ventimiglia sostenne la tesi della immunità dell'oratore in sede di Consiglio Provinciale.
Escluso dal Consiglio provinciale per sopraggiunte sue incompatibilità, vi ritornò con le elezioni dell'autunno 1920 che diedero ai socialisti 38 seggi su 40.
I problemi scolastici furono oggetto di suo assiduo studio. Opera diligente ed assidua diede in favore della scuola nel Consiglio provinciale scolastico di Rovigo.
Il Congresso dei Comuni Socialisti - tenutosi in Bologna il 16-17 Gennaio 1916 - gli diede occasione con due discorsi di farsi conoscere ai compagni di tutta Italia per la profonda competenza ed esperienza dei problemi amministrativi delle Amministrazioni locali.
Fu quindi nominato segretario del Comitato direttivo della lega dei Comuni Socialisti. Pubblicò parecchi saggi sulla finanza comunale, e un piano completo di riforma. "La Critica sociale", "l'Avanti!", "La Giustizia", "La lotta", di Rovigo, lo ebbero a collaboratore assiduo.
Durante la guerra fu per tre anni soldato semplice, perseguitato ed internato a Campo Inglese per i suoi precedenti politici.
Nel 1920 egli istituì l'ufficio di consulenza legale e di ispezione amministrativa per i 63 Comuni del Polesine allora tutti conquistati dai socialisti, facendone affidare la direzione al deputato provinciale Enea Ferraresi, già sindaco di Stienta, competentissimo in materia.
Fu appassionato dei problemi della pubblica istruzione. La fondazione di biblioteche popolari e scolastiche e il riordinamento delle scuole primarie dei comuni rurali del Polesine è precipua opera sua.
Fu eletto deputato al Parlamento per la prima volta nel 1919 per il collegio di Ferrara-Rovigo e rieletto nel 1921 per il collegio di Padova-Rovigo. Nelle elezioni di quest'anno era stato eletto in due circoscrizioni (Veneto e Lazio).
Alla Camera frequentò i lavori legislativi pronunciando apprezzati discorsi in materia finanziaria. Come membro della Giunta del Bilancio e della Commissione di Finanza stese parecchie relazioni. Rigido difensore dell'Erario in materia di spese e della libertà in materia doganale. Fu Segretario della Commissione per la riforma burocratica e relatore della minoranza contro la concessione dei pieni poteri al Governo di Mussolini.
Fu tra i deputati più combattuti dal fascismo, oggetto di dimostrazioni ostili e di violenze a Ferrara nel gennaio 1921, quando in momenti difficili vi soggiornò per assistere quelle organizzazioni operaie e le Amministrazioni locali; a Castelguglielmo a Siena, a Varazze, a Palermo, ecc.
Gradualista, militò sempre nell'ala destra del partito socialista. Era Segretario del Partito Socialista Unitario fin dalla sua fondazione (Ottobre 1922). Come tale partecipò anche a Congressi internazionali a Berlino, a Bruxelles ecc. in rappresentanza dei socialisti italiani.
L'on. Matteotti aveva sposato la signora Velia Titta, sorella al celebre baritono Titta Ruffo, ed era padre di tre bambini.
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