La voce repubblicana quotidiano del partito repubblicano italiano 22-8-1924
Gli incidenti di Bologna narrati dall'on Baldesi
Milano, 21 - L'on Gino Baldesi così narra sulla Giustizia gli incidenti di Bologna al passaggio del treno che conduceva la salma dell'on. Matteotti.
"Poi che il treno ferma una ventina di minuti, Baldesi, Gonzales e Turati scendono e si incamminano sotto la grande tettoia. Quando ritornano al loro vagone, un aggruppamento si è formato dall'atteggiamento evidentemente ostile.
Nel suo mutismo si comprende facilmente che non si tratta di una di quelle manifestazioni di rispetto che abbiamo osservato nelle altre stazioni. Caldara che è giunto da Milano per raggiungere i compagni, comunica che trattasi di fascisti. I bolognesi non gridano, non si abbandonano a manifestazioni rumorose. Sono discreti e non abusano della paterna compiacenza loro offerta dalle autorità: le quali hanno sbarrato tutte le entrate della stazione, dopo, naturalmente, che i fascisti sono entrati.
Questi ripetono ad intermittenza:
"Hoi! Dei morti ne abbiamo 42 anche noi!". Prendono specialmente di mira l'on Turati. La manovra del treno per portare in coda il carro funebre e la vettura è lunga e ne approfitta il gruppo per attorniare la vettura degli amici di Matteotti e lanciare al loro indirizzo frasi e motteggi.
Qualcuno vorrebbe anche salire sul predellino per essere più a portata di voce, ma questo sembra perfino eccessivo al tenente colonnello dei carabinieri, che trovasi in mezzo al gruppo fascista. Uno dice a Gonzales, riferendosi al feretro: "Questo è il primo deputato!". Gonzales si stringe nelle spalle: come per dire: "Attendiamo il nostro turno". Un altro aggiunge: "Ci vorrebbe una bomba Sipe!". Evidentemente il regalo sarebbe per quelli che hanno commesso l'imprudenza di essere ancora vivi. La sezione di Bologna che aveva potuto avere notizie del passaggio del feretro, aveva inviato in commissione una rappresentanza con un mazzo di fiori, in stazione. Nell'atrio biglietti il famoso Vannini strappò i fiori e li calpestò. La polizia li raccolse con l'intenzione di portarli al treno, ma visti i fascisti li abbandonò. Presente all'impresa c'era l'on. Arpinati che faceva sfoggio di consigli di moderazione, naturalmente inascoltati."
Giornale consultato nella collezione del Museo Matteotti.
Gli incidenti di Bologna narrati dall'on Baldesi
Milano, 21 - L'on Gino Baldesi così narra sulla Giustizia gli incidenti di Bologna al passaggio del treno che conduceva la salma dell'on. Matteotti.
"Poi che il treno ferma una ventina di minuti, Baldesi, Gonzales e Turati scendono e si incamminano sotto la grande tettoia. Quando ritornano al loro vagone, un aggruppamento si è formato dall'atteggiamento evidentemente ostile.
Nel suo mutismo si comprende facilmente che non si tratta di una di quelle manifestazioni di rispetto che abbiamo osservato nelle altre stazioni. Caldara che è giunto da Milano per raggiungere i compagni, comunica che trattasi di fascisti. I bolognesi non gridano, non si abbandonano a manifestazioni rumorose. Sono discreti e non abusano della paterna compiacenza loro offerta dalle autorità: le quali hanno sbarrato tutte le entrate della stazione, dopo, naturalmente, che i fascisti sono entrati.
Questi ripetono ad intermittenza:
"Hoi! Dei morti ne abbiamo 42 anche noi!". Prendono specialmente di mira l'on Turati. La manovra del treno per portare in coda il carro funebre e la vettura è lunga e ne approfitta il gruppo per attorniare la vettura degli amici di Matteotti e lanciare al loro indirizzo frasi e motteggi.
Qualcuno vorrebbe anche salire sul predellino per essere più a portata di voce, ma questo sembra perfino eccessivo al tenente colonnello dei carabinieri, che trovasi in mezzo al gruppo fascista. Uno dice a Gonzales, riferendosi al feretro: "Questo è il primo deputato!". Gonzales si stringe nelle spalle: come per dire: "Attendiamo il nostro turno". Un altro aggiunge: "Ci vorrebbe una bomba Sipe!". Evidentemente il regalo sarebbe per quelli che hanno commesso l'imprudenza di essere ancora vivi. La sezione di Bologna che aveva potuto avere notizie del passaggio del feretro, aveva inviato in commissione una rappresentanza con un mazzo di fiori, in stazione. Nell'atrio biglietti il famoso Vannini strappò i fiori e li calpestò. La polizia li raccolse con l'intenzione di portarli al treno, ma visti i fascisti li abbandonò. Presente all'impresa c'era l'on. Arpinati che faceva sfoggio di consigli di moderazione, naturalmente inascoltati."
Giornale consultato nella collezione del Museo Matteotti.
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