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La libertà di stampa che non ci dovrebbe essere - Dalle frettolose esequie di Matteotti profugo anche morto alle gesta... legalizzate della fazione dominante

La voce repubblicana quotidiano del partito repubblicano italiano 22-8-1924
Dalle frettolose esequie di Matteotti profugo anche morto alle gesta... legalizzate della fazione dominante
La libertà di stampa che non ci dovrebbe essere
Maschere italo-americane
Sicuro che esiste il problema della libertà di stampa! Il problema cioè dei limiti che un giornalista per essere considerato galantuomo dovrebbe imporsi nell'esercizio della sua professione, indipendentemente dalle opinioni politiche che egli professi. Nel caso che prospettiamo non c'è tanto una questione politica, quanto una questione morale. Si tratta del signor Antonio Agresti, regolarmente commendatore e grande ufficiale della Corona d'Italia e redattore ordinario della Tribuna. Del predetto signore abbiamo letta una corrispondenza mandata da Roma all'Italia di San Francisco di California e pubblicata nel numero del 26 luglio di questo anno. Lo scritto vorrebbe essere un esame ed una illustrazione della situazione politica italiana ad uso e consumo dei connazionali residenti in California. E non importa se lo scrittore fosse sicuro che i lettori italiani di quel giornale siano tutti fascisti.
Ma prima di passare alla citazione della corrispondenza desideriamo richiamare alla memoria dei nostri lettori italiani residenti in Italia i connotati politici del grande ufficiale Agresti. Egli, è stato anarchico militante e legato d'amicizia fino a poco tempo fa con i più noti agitatori anarchici italiani. Ha diretto in America nella città di Patterson un giornale anarchico intitolato la Questione Sociale. A Londra ha frequentato la casa di Errico Malatesta e militava nel movimento anarchico. Scoppiata la guerra fu interventista naturalmente rivoluzionario, e nei fini della sua guerra rientrava il massacro di tutti i tedeschi (lettere ad un amico) non solo soldati ma popolazione: vecchi e bambini fino alla distruzione della stirpe. Può darsi che ora abbia cambiato parere. E' insomma una personalità non indifferente al mondo della cultura e il giornale americano pubblicando la corrispondenza riproduce anche la fotografia dello scrittore ritenuto illustre. E veniamo alle citazioni.
Esordio: "Le opposizioni hanno sfruttato al massimo rendimento l'assassinio dell'on Matteottti, assassinio inutile, bestiale e indegno - quantunque l'assassinato fosse un pessimo cittadino - assassinio inutile e, quel che è peggio, ai fini del fascismo dannoso".
Ad ogni modo la pubblica opinione, commenta l'Agresti, si è commossa perché Matteotti era qualcuno e gli assassini rappresentavano qualche cosa nel fascismo. Ma sono proprio fascisti mandanti ed esecutori? Il giornalista trova il modo di escluderlo subito e dice: "Notiamolo di volo - verrà giorno che la giustizia, forse ci si dovrà soffermare - mandanti ed assassini appartennero a quelle schiere nittiane e socialiste che intendevano bolscevizzare l'Italia".
Se questi sono i fatti figuriamoci la figura delle opposizioni. E lo scrittore le concia a dovere, mettendo davanti agli occhi loro un bivio: il ridicolo o la rivoluzione. "Il Parlamento - ove le opposizioni non saranno presenti - prenderà le vacanze a ottobre: che faranno le opposizioni? Il bivio sarà sempre là: ridicolo o rivoluzione. Non c'è via di scampo. Le opposizioni tornano a partecipare ai lavori del Parlamento e sarà ridicolo. A meno che le opposizioni non vogliano scherzare con la rivoluzione, ma l'Agresti non ci crede. Che diavolo: voler fare la rivoluzione si rischiano le pallottole di piombo, e queste - anche se ricevute sul groppone - non sono una faccenda comoda". Perciò conclude: Meglio il ridicolo. Giriamo la proposta e il bivio al Comitato delle opposizioni. Che cosa c'è da osservare intanto? che Antonio Agresti combatta le opposizioni? Ohibò! Faccia pure il suo mestiere di fascista col fegato che adoperava quando faceva l'anarchico; ma avremo il diritto di pretendere che questo mestiere, con un coraggio leonino che nessuno avrebbe sospettato in lui, lo faccia con tutta sincerità in Italia, perché è bello assumersi certe responsabilità col nome e cognome come fanno i "ridicoli" uomini delle opposizioni. E si stampi in Italia che i mandanti e gli assassini di Matteotti appartennero alle schiere nittiane e socialiste. E non si capisce come il depositario di siffatto segreto non abbia ancora fatta la sua brava denuncia la Procuratore del re. Così si serve la Giustizia e il Governo quando si è ferventi fascisti dopo di essere stati ferventi anarchici.

Giornale consultato nella collezione del Museo Mattetti.
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