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Giacomo Matteotti, grandi occhi azzurri

Matteotti con il busto eretto, la testa alta - così come il sacerdote tiene alto il Santissimo nella processione - parlava rapidamente con vigore. La sua parola precisa, fredda, tagliente, ironica, beffarda, sferzava, irritava, faceva fremere gli avversari. Raccoglieva le interruzioni e rispondeva - agilissimo e pronto come uno schermitore spertissimo - confutando e tagliando netto la parola all'interruttore. Si stancarono e non interruppero più. La maschera rigida di Matteotti si rasserenò. Nei suoi grandi occhi azzurri nei quali balenava prima la volontà decisa, accigliata dell'uomo che non piega, passò un brivido di commozione quando concludendo il suo dire, con visione apocalittica accennò al significato delle vite umane cui portava fatalmente la guerra. Più di tutti avrebbero sofferto i lavoratori della terra fra i quali abbondantemente avrebbe mietuto la falce della morte. Ma sulla terra irrorata dal sangue dei lavoratori sarebbero poi spuntati fiori rossi. Il domani era del proletario. Il divenire del socialismo era sicuro. Beati coloro che ne vedrebbero la bellezza trionfale!

La vita di Giacomo Matteotti di Aldo Parini.
La vita di Giacomo Matteotti, Aldo Parini, Minelliana
La vita di Giacomo Matteotti, Aldo Parini, Minelliana

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Lo splendido murales di Diego Rivera (uno dei più famosi artisti messicani marito di Frida Kahlo) su Mussolini alla scuola New Workers di New York . In basso a destra è ben visibile Giacomo Matteotti. Il murales di Diego Rivera su Mussolini alla scuola New Workers di New York

Albe Steiner nipote di Giacomo Matteotti

Albe Steiner - Albe 1924 Archivi Storici, fondo Albe e Lica Steiner, Politecnico di Milano, Area Servizi Bibliotecari di Ateneo Albe Steiner figlio di Emerico Steiner e Fosca Titta è nipote di Giacomo Matteotti (che sposò Velia Titta ). Ha 11 anni quando nel 1924 viene assassinato lo zio Giacomo Matteotti. Di qui la coscienza antifascista di militante, di combattente per «la libertà che è cultura». Probabilmente partecipò ai funerali con il padre e portò la bara come descritto nell'articolo dell'Unità Manifestazione di popolo ai funerali di Matteotti : Viene quindi la bara portata a braccio dal cognato Titta Ruffo e Steiner, dai nipoti e da due intimi compagni del deputato scomparso. Si dedicò ad una professione a quei tempi praticamente sconosciuta in Italia: quella del grafico. Iniziò la sua attività professionale nel 1939, divenendone un vero e proprio pioniere e antesignano. Autorizzati si pubblica anche il disegno.